L’Università intesa come istituzione sta in ogni modo cercando di tenere fuori dalle sue mura le menti che non si allineano alla sua politica, ma l’Università intesa come spirito è fatta dagli universitari.

Quando a scuola ci hanno fatto studiare la storia dei moti del ‘68, una delle cose che a noi giovani studenti rimaneva impressa era leggere di come le università, i luoghi abitati dai nostri compagni più grandi, fossero state il fulcro della movimentazione intellettuale, del dibattito, della contestazione, della resistenza.
In piena fase adolescenziale, volenterosi di andare contro qualsiasi cosa ci sentissimo imposta, seduti sui banchi della quarta superiore, leggevamo delle rivoluzionarie occupazioni universitarie e sotto sotto non aspettavamo altro che arrivasse il nostro momento, che arrivasse il nostro turno di essere universitari dissenzienti. 

L’attuale situazione tecnocratica ci ha servito questa occasione su un piatto d’argento, ma noi giovani abbiamo deciso di ignorarla. Per fortuna non tutti noi. La maggioranza (un’enorme maggioranza) degli studenti universitari ha deciso, più o meno consapevolmente, di lasciarsi sopraffare dalla narrazione d’emergenza perpetrata dal governo nel corso degli ultimi due anni. Ha deciso di credere ciecamente a qualsiasi tipo di giustificazione pseudo-sanitaria venisse data ad ogni nuova misura restrittiva. Ha deciso di ignorare gli evidenti schemi di strumentalizzazione della paura utilizzati dal governo, svendendo giorno dopo giorno un qualche diritto in più in cambio della promessa di un ritorno alla cosiddetta normalità. 

Ma quando c’è una maggioranza esiste sempre anche una minoranza che indossa gli abiti della fazione opposta. 
Nel mondo accademico questa minoranza è rappresentata dagli studenti contro il green pass. 

Il movimento nazionale degli Studenti Contro il green pass è nato spontaneamente a fine agosto con l’annuncio dell’obbligatorietà di possesso del certificato verde per poter accedere a tutte le strutture universitarie, per poter assistere alle lezioni, per poter svolgere gli esami e per potersi recare in biblioteca.
Grazie allo slancio iniziale dato da due studenti via Telegram, hanno iniziato a concretizzarsi gruppi di studenti in ogni realtà universitaria. Sono subito state organizzate delle prime manifestazioni di protesta di fronte alle università; sono state stilate, con l’aiuto di alcuni avvocati, delle diffide inviate ai vari rettori, i quali nella maggior parte dei casi non hanno degnato di risposta.

Sentendoci inascoltati da coloro che millantano centenaria storia di inclusione sociale, lotta alle discriminazioni e promozione di una cultura e di un’istruzione democratica, noi studenti abbiamo iniziato a muoverci in altre direzioni. Persa completamente la fiducia nelle figure di potere che hanno in mano le redini di questa istituzione, abbiamo compreso che il nostro obiettivo avrebbe dovuto essere cercare di risvegliare i nostri compagni, di scuoterli dall’assopimento intellettuale nel quale si sono adagiati, di dipanare la nebbia che sta offuscando le loro menti rendendoli incapaci di vedere la deriva autoritaria verso la quale sta andando la gestione di questa nuova realtà di emergenza perpetua.

I movimenti degli Studenti Contro il green pass sono costellati delle più varie sfumature accademiche: abbiamo gli storici che impazziscono nel vedere come la storia si stia ripetendo sotto lo sguardo inconsapevole della maggioranza.
Abbiamo i giuristi che impallidiscono vedendo come i diritti degli individui vengono calpestati.
Abbiamo i sanitari che si domandano esattamente su quali dati i virostar basano le loro affermazioni, perché secondo ciò che invece stanno studiando loro qualcosa non torna.
Abbiamo i matematici e gli informatici che si chiedono se in futuro le loro incredibili menti saranno sfruttate solo per creare codici e dispositivi atti a controllare la cittadinanza.
Abbiamo i giornalisti che hanno visto negli ultimi anni le loro penne di riferimento prostituirsi al sistema e alla sua narrazione del terrore e della falsità.  
E abbiamo i filosofi, che osservano la situazione attuale, la decostruiscono, la analizzano e ne traggono sconcertati conclusioni.
Mettendo in campo tutte le sfaccettature che popolano il movimento ci siamo quindi attivati per creare dei volantini, degli opuscoli, dei manifesti con i quali catturare l’attenzione di qualche studente. Utilizzando a volte la satira, a volte i dati scientifici, a volte l’ironia, a volte citazioni di filosofi, di storici, di letterati o di scienziati, tentiamo, tanto fisicamente quanto sfruttando i mezzi comunicativi della modernità quali Instagram e Facebook, di suscitare qualche dubbio, di far sorgere una domanda, di scuotere una coscienza, di mettere una pulce nell’orecchio.

Nonostante l’impegno che stiamo dedicando alla nostra sfera di competenza, quella accademica, c’è però una consolidata e diffusa consapevolezza all’interno del movimento del problema nel suo senso più generale.
Il green pass è la punta dell’iceberg: i problemi sono molto più estesi, molto più profondi e radicati. Molte delle politiche attuate negli ultimi decenni sono state nient’altro che i mattoncini predisposti per la costruzione dei muri di questa prigione politica e sociale. È per questa ragione che non ci stiamo limitando a muoverci nel nostro campo, ma stiamo stringendo rapporti con tutte le realtà che ci circondano e che lottano per i nostri stessi principi di libertà, di rispetto della persona umana e di tutela dei diritti individuali, offrendo partecipazione reciproca nelle iniziative di sensibilizzazione e cooperando per la creazione di una rete di contatti e di sostegno.

Purtroppo i nostri sogni di adolescenti di trovare nell’università l’ambiente del confronto, del dialogo, del dibattito, della critica e del dissenso costruttivo sono stati disillusi. Ma questo non ci impedirà di essere gli universitari del confronto, del dialogo, del dibattito, della critica e soprattutto del dissenso.
L’Università intesa come istituzione sta in ogni modo cercando di tenere fuori dalle sue mura le menti che non si allineano alla sua politica, ma l’Università intesa come spirito è fatta dagli universitari, quelli che incarnano lo spirito critico, lo spirito curioso, lo spirito dubbioso, lo spirito affamato di verità, e, perché no, lo spirito ribelle.

– Per smascherare e sconfiggere la Trinità del Potere – il Male, la Stupidità e la Menzogna – leggi e invita a leggere:
◼︎ Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, prefazione J.-P. Fitoussi, Piano B, 2021.

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