Oggi nasceva: Holger Czukay (1938 – 2017). Allievo di Karlheinz Stockhausen, membro-chiave dei Can, storica band kraut-rock (che ha influenzato band come i Radiohead). Pioniere del sampling, esploratore dell’ambient, world-music e di un’originale fusione di pop e avanguardia.

«Sento che esistono altri modi di lavorare col suono, che potrebbero permettere di essere più precisi e fedeli a quel mondo interiore che noi ci sforziamo di riprodurre sullo schermo, e non solo al mondo interiore dell’autore, ma anche all’essenza intima del mondo vero e proprio, alla sua sostanza propria, non dipendente da noi».

Queste parole in Scolpire il tempo di Andrej Tarkovskij ben si attagliano a Holger Czukay (1938 – 2017), la mente dietro alle manipolazioni sonore del Can, visionario collettivo musicale tedesco.
In un’epoca in cui manipolare i nastri era un’arte fisicamente difficile.

Quella di Holger Czukay è «fonopittura acustica» («acoustic sound painting»).Regia di film per le orecchie. Di un originale sonorizzatore che ha dato vita a scrupolosi montaggi “cut and paste”. Scavi di grandi tunnel per lo scambio sotterraneo tra rock sperimentale e avanguardia classica. Karlheinz Stockhausen fu suo maestro.
Con una naturale inclinazione verso il mistero e l’occulto e una geniale illuminazione per la world music, di cui Holger Czukay fu precursore e primo teorico.

Czukay, distante dalla seriosità, aveva un piglio ludico, ironico e autoironico:
«Il dilettante è il musicista più prezioso che si possa immaginare».
Il dilettante, in questo caso, è chi fa cose per diletto, cioè per il Piacere: voluttà del corpo-mente-cuore-spirito. Kāma, la chiamano gli Hindū. Eros, i Greci.
L’essere umano non è solo corpo. Al contrario di quanto voglia illuderci il biologismo dilagante. E senza il Piacere, sottile, l’anima piange e il corpo sano si ammala…

Buona parte della buona musica che collabora alla nostra evoluzione, personale e collettiva, è figlia delle intuizioni di Czukay: da Brian Eno a Jah Wobble, dai Cluster ai PIL (dei momenti migliori) passando per i Neu!, da Annie Lennox a Peter Gabriel, dai Sonic Youth ai Radiohead. E non ultimo David Sylvian.

E a proposito di David Sylvian e Holger Czukay, e di Piacere, sto per celebrare un “rito rivoluzionario” per questi tempi alla deriva: calzo le cuffie sulle orecchie, poso il disco “Flux + Mutability” (1989) sul giradischi; abbasso la puntina sul frutto prezioso della collaborazione di questi due grandi artisti. Per lasciarmi trasportare dal flusso della loro creatività.
Flusso quasi interamente improvvisato e registrato in due settimane dicembrine del 1988.

Lieve crepitio. La puntina gira sul solco a spirale del vinile.
Prende vita il brano: “Mutability (A New Beginning Is In The Offing)”.
Chiudo gli occhi.

Senza fare altro. Il respiro si fa quieto e profondo per moto spontaneo. Galleggio in un quieto oceano cosmico di tastiere e chitarra. Un contesto meditativo né ingenuo né tradizionale. Un “continuum” che dilata gli orizzonti sonori. In un tempo-luogo sospeso, armonico, rigeneratore. Equilibrante.

Dopo 21’02” riemergo. Apro gli occhi. In uno stato di felice estraneità rispetto a questo mondo avvelenato. Per essere andato in quell’Altrove – per dirla con lo scrittore francese Henri Michaux – nel quale i tentacoli del contesto privativo della quotidianità tentano di allungarsi. Per sottrarci pure questa dimensione.

Penso a Czukay. Sino a 79 anni rimasto quel trentenne «musicista, studioso, terapeuta» (come si definiva il collettivo musicale Can).
Consapevole che la (buona) musica non è solo un certo ordine di note, ma una chiave per aprire lo scrigno della vita reale, una possibile medicina per risanare il mondo.
Coltiviamola!
A New Beginning Is In The Offing (Mutability)

– David Sylvian & Holger Czukay, “Plight & Premonition / Flux + Mutability”, Venture (Virgin) 1989 (ristampa: Grönland 2018).
– Gianluca Magi, Il Gioco dell’Eroe. La porta dell’Immaginazione, Presentazione di Franco Battiato, con nuovo file audio scaricabile, Il Punto d’Incontro, 2019.

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