Autolesionismo e suicidi anche fra i giovani: il lockdown ha peggiorato la situazione del 50% rispetto all’anno scorso. L’OMS aggira il problema fingendo di occuparsene. Fra le loro proposte: lavarsi.

«L’autolesionismo interessa il 20% degli adolescenti in Italia: i suicidi sono la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni in Europa. E la pandemia con il lockdown ha peggiorato la situazione e fatto crescere gli accessi al pronto soccorso per questa ragione», dice Stefano Vicari, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS e Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile, in una dichiarazione del dicembre 2020; prosegue: «La scuola riveste un ruolo fondamentale, perché consente a bambini ed adolescenti di conoscersi attraverso le relazioni, sperimentare le proprie capacità ed i propri limiti… Gli adolescenti sono i veri dimenticati di questo periodo, ci stiamo preoccupando solo del loro apprendimento e delle loro competenze, ma non della loro conoscenza del mondo… questi ragazzi vivono con grande preoccupazione l’incontro con l’altro».

Un altro studio del mese in corso dell’Istituto Neurologico Nazionale della Fondazione Mondino mostra un aumento rispetto all’anno passato del 50% di ricoveri fra gli adolescenti per autolesionismo e tentato suicidio correlati alle restrizioni pandemiche. La dott.ssa Amanda Thompsell, presidente della facoltà di Psichiatria Geriatrica del Royal College of Psychiatrists, ha dichiarato di essere preoccupata per il numero crescente di gravi tentativi di suicidio da parte di anziani che non vedevano fine al loro isolamento a causa della “protezione” durante il lockdown e oltre.
Le percentuali precise attuali riguardo gli anziani scarseggiano, ma basti pensare che ben tre studi sull’impatto psicologico dell’epidemia di SARS del 2003 (Nikell et al., 2004: Tsang et al., 2004; Yip et al., 2010), in cui non c’era stato di certo neanche la mole di restrizioni attuali, «hanno rilevato l’aumento del 30% dei suicidi nelle persone con età superiore a 65 anni» (Rapporto ISS Covid19 n. 23/2020).

Ognuno di questi studi si basa su tentativi conclamati e quindi conosciuti, ma non vanno dimenticati tutti gli altri tentativi che ci sono stati e che per svariati motivi non sono pervenuti, esclusi a valle dalla statistica e che aumenterebbero quelle percentuali per ora parziali.
L’OMS tramite le ricerche su Google delle parole “covid-19 come affrontare il suicidio” consiglia vari comportamenti da assumere per favorire il benessere in casi di pensieri suicidari, delle soluzioni comportamentali pronte all’uso. Le categorie: fermati, respira, rifletti; connettiti con gli altri; conserva abitudini sane; rispetta te stesso e gli altri; chiedi aiuto, se ne hai bisogno. Fra le sotto-categorie l’ancora più comico “cura l’igiene personale”. Ovvero: se sei frustrato per le restrizioni lavati!”.
Sempre l’OMS promuove un libro con illustrazioni per bambini creato dal Inter-Agency Standing Committee “My hero is you, Storybook for Children on COVID-19” in cui s’insinua della mente bambini, con tènere lusinghe, la legittimità dell’idea che restrizioni e privazioni siano qualcosa di normale, bello e amorevole con un fare da «miele sulle labbra, pugnale alla cintola».

Nel mentre: vietato volgere lo sguardo sulla realtà. Riuscire a trovare spiragli di luce anche nel bosco più scuro è sicuramente una capacità umana salvifica, tranne nella sua deriva, quando ci si illude di vedere spiragli anche quando non ci sono all’insegna del #andràtuttobene.
Le privazioni imposte dall’esterno possono anche portare a riscoprire parti meravigliose del nostro mondo interiore. Il fatto però che una persona torturata riesca ancora a gioire anche solo di un suo pensiero durante la tortura non toglie il fatto che quella tortura in atto ci sia e che qualcuno la stia infliggendo. Nonostante i vari tentativi (indotti o autondotti) di volgere lo sguardo altrove, il contesto privativo attorno continua ovviamente ad esserci. La parte più profonda ha sempre più fame di vita e i primi (ma non gli unici) a mostrarne i segni sono le fasce più vulnerabili.
Restare in vita significa vivere?

Dopo questi dati sconcertanti svanisce sempre più il dubbio che isolare il corpo di una persona (e terrorizzarla) per questa paradossale salvaguardia della sua “salute”, inneggiata da responsabili-parziali abili nel rendersi mai responsabili, come se quella persona fosse solo un ammasso di carne, ossa e nervi, non abbia nulla a che vedere con il prendersi cura di essa e della sua vita, nemmeno della sua parte strettamente fisiologica.
Dire di prendersi cura di qualcuno con parole dolci proponendo pseudo soluzioni, non significa prendersi effettivamente cura di quel qualcuno, ma volerne solo vincolare il suo affetto in modo manipolatorio.
La parola non è il contenuto.

Fonti:
• Repubblica – https://cutt.ly/FzMlH6w
• Fanpage – https://cutt.ly/xzMlTL4
• Istituto Neurologico Nazionale a Carattere Scientifico – https://cutt.ly/pzMk6qv
• OMS – https://cutt.ly/4zMkkrw | https://cutt.ly/RzMkdap | https://cutt.ly/RzMkdap
• The Telegraph – https://cutt.ly/jzM2U07
• Istituto superiore di Sanità – (Rapporto ISS Covid19 n. 23/2020) https://cutt.ly/TzMkDsJ
• Gianluca Magi, 36 stratagemmi, BUR, 2019; in particolare “X Stratagemma: Celare un pugnale dietro un sorriso”.
• Gianluca Magi, Goebbels 11 tattiche di manipolazione oscura, Piano B, 2021
» Libro prima censurato e poi silenziato dai media mainstream «
• Gianluca Magi, video Youtube “Le finestre di Overton”: https://cutt.ly/4z1q7jF

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