L’infelice esistenza rinchiusa nell’Identity Wallet di un fanatico progressista.

Il fanatico progressista crede di partecipare al cambiamento di un mondo con il quale non è mai venuto in contatto se non per il tramite di esperienze multimediali o di propaganda culturale. Missionario che deve convertire la mentalità sociale d’ostacolo alla causa, quando fa una passeggiata nei boschi o incontra qualcuno, cerca in ogni modo di non perdere l’orientamento sottoponendosi al duro esercizio di mantenere il contatto visivo all’interno dello schermo in cui il suo stesso occhio è mutato. Ad una bella donna, pur di astenersi dal pensare ad un patriarcale apprezzamento fisico, preferisce una più igienica visione pornografica o, se in possesso del titolo di intellettuale, uno specchio difronte al quale sedersi da solo.

Il fanatico progressista non ha nulla ed è (in)felice.
Non ha nulla: se ne sta comodamente seduto sul limite della sua società, sul limite della vita, sul limite della sessualità, sul limite del lavoro. Non ha uno strumento di misura. Non sa valere, non ha valori. Non desidera più un portafoglio, ma di alloggiare l’intera sua esistenza nella sua astrazione: Identity Wallet.
Ed è (in)felice: non conosce quali fenomeni racchiudono in sé una certa pienezza. Non ricorda la relatività del singolo petalo che, una volta rafforzata la sua autorefenzialità, secca privato dell’odore e diviene menzogna. Confonde la chirurgia genitale con la fluidità, ovvero con l’inconciliabilità di una mummia e di un corpo vivo. Non si apre al novum, a quell’acuto sentimento di apertura che opera per vivere il movimento: vette e picchi, inspirazioni ed espirazioni, distruzioni e creazioni, i tessuti cangianti che coprono e scoprono le linee della sempre nascosta Iside.

Non conosce la pulsione della realtà; il messaggero di vita che getta lo sguardo attraverso uno squarcio nel nostro essere.
Recepisce la realtà senza riconoscenza alcuna, anzi vede questa pulsione come un flagello per la sua supponenza, qualcosa da scongiurare per il futuro.
C’è chi pensa a consolidare gli schemi e le immagini che lo colonizzano, chi pensa a tutto ciò che già pur non lo turba. A tutto ciò con cui può entrare in contatto quando è già scontato, già spento.
Egli non sa cosa è lo Stupore.

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