Intervista a Baba Vaga, chiaroveggente dei Balcani che sta fuori come i balconi.

La vaghezza delle previsioni la bilancia coi sermoni
Dei discepoli divertiti dai giornali asserviti.
Che sia morta non importa la intervisto dalla porta
Dell’Inferno vero ed eterno come gli auspici del suo quaderno.
Mi appare non in forma, ma pian piano si trasforma
E da abile erborista, compensa della vista, rilasciando un’intervista!
Le chiedo quasi emozionato: come parlerà il nuovo nato?
Che poeta di sicuro sarà l’uomo del futuro.

Aaaah, la domanda è esatta – urla, la matta – 
Ne so qualcosa di perfetto, vedi l’uomo che ha da venire non farà altro che soffrire:
Non favella con diletto il disperato animaletto.
Spariranno le vocali, terminali posturali, dei vocaboli disabili e senz’ali.
Privi di generi di sorta la lor lingua sarà storta;
Manterranno consonanti per la gioia dei cantanti:
“Ttt fri flc inngrnn l l nv”.
Ma la differenza è sicura, resterà tra dolce e dura.

Sconsolanti avvilimenti si leveran allor potenti. 
Urleranno i locali: “restituiteci le vocali!”
Ne daranno indietro una, sorta in cielo come Luna:
È la “U” la prescelta, grassa, asessuata, si presenta lei rinata;
Eppure non è pigra, ogni altra lettera denigra. 
Si salva solo l’aspirata, che frequente la “U” aiuta,
Essa infatti la sopporta perché spesso resta muta.
I discorsi elaborati, fosser pure di avvocati, 
Rammenteranno nel futuro l’ululato dei macachi:
Uh, Uh!

Ho visto tutto ed è tutto vero, delle scimmie è il mondo intero.
Ah,Ah,Ah…

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