La sua (Her) lingua non ha voce umana.
«Call me Samantha!».
Samantha, una voce artificiale sensuale e vibrante interpretata da Scarlett Johansson, entra nella realtà di Theodore, nell’incurvata interpretazione di Joaquin Phoenix.
Her, pellicola del 2013 di Spike Jonze, racconta un sogno menzognero: una storia in cui si sostituisce una lingua con un calcolo numerico, con un algoritmo. Non serve ragionare sulla menzogna della relazione affettiva tra Theodore e Samantha, è evidente, eppure si perde la possibilità di distinguerla dalla verità: da cosa definisce l’uomo come animale parlante.
Secondo questa proposta di analisi del film è possibile tenere in sospeso e osservare come il sogno scientifico contemporaneo di razionalizzare il rapporto con la lingua coincida di fatto con la trasformazione del linguaggio. È necessario un linguaggio che permette di dare conto e governare interamente la natura e la vita degli esseri umani. È l’uomo burocratico che si affida completamente all’efficienza di una macchina di calcolo, persino nella scrittura delle sue lettere private.
Theodore lavora presso un’agenzia di servizi per la scrittura di lettere su commissione. Una scrittura basata sullo scambio di informazioni: consiste nel processare i dati personali che il committente gli fornisce (foto, acquisti, viaggi, oggetti della quotidianità) e sulla base di questi indirizzare lettere romantiche.
In un sogno menzognero il flusso del discorso non s’interrompe mai. Mai pendere, mai pensare!
Ed è proprio in questo flusso di emozioni a circuito chiuso – che impedisce la composizione della coerenza del sentimento – che Spike Jonze mette a nudo la perdita di una vitale facoltà umana: la voce.
Lontano dal cliché dei robot che impugnano le armi contro l’uomo, dona a Samantha non solo la possibilità di appropriarsi di una sua lingua, ma anche di costituirsi come soggetto immortale. Quale non ci è dato saperlo; sia perché la lingua ama nascondersi al parlante sia perché in essa Samantha perde la voce umana. Forse gli immortali invidiano gli uomini e gli è arduo condividerne lo spazio e il tempo, di fatto, così esce di scena.
Theodore scopre quindi che muto è il corpo biologico quando si perde nella prolissità del calcolo del reale. Per ritrovare se stesso e il mondo ripercorre una strada possibile: l’Amicizia; assieme ad Amy, interpretata da Amy Adams, sua amica. Salgono le scale, raggiungono il tetto del palazzo in cui entrambi vivono ed osservano la città (la polis) dall’alto.
Riferimenti bibliografici:
Giorgio Agamben, La voce umana, Quodlibet, 2023.
Hannah Arendt, L’umanità in tempi bui, Raffaello Cortina Editore, 2018.
Gianluca Magi, Gioco dell’Eroe. La porta dell’Immaginazione, Presentazione di Franco Battiato, con traccia audio per il download, Lindau, 2022.
◼︎ Iscriviti alla Newsletter d’Incognita per rimanere in contatto su appuntamenti e news.
◼︎ Unisciti al canale Telegram d’Incognita.