Un ingegnoso esperimento psicologico mostra come il consenso possa influenzare le percezioni del singolo individuo e inibire la sua presa di posizione o intervento o dissenso.

Immagina di trovarti da solo in una piccola stanza d’attesa mentre stai leggendo un libro. Dalla presa d’aria nella parete vedi provenire del fumo. Cosa fai?
Ora immagina la stessa situazione ma assieme a estranei completamente indifferenti al fumo che lentamente si diffonde nella stanza. Come ti comporterai?

Per rispondere a queste domande, per nulla scontate, nel 1968 si svolge un ingegnoso esperimento ideato e condotto dagli psicologi Bibb Latané e John M. Darley. Lo studio ha lo scopo di verificare l’impatto del condizionamento d’ambiente sulle singole persone. L’esperimento coinvolge alcuni studenti volontari della Columbia University, a cui viene chiesto di compilare un questionario sui problemi della vita quotidiana nel campus.

Nella prima situazione ad alcuni di loro viene richiesto lo svolgimento di tale compito in una piccola sala, da soli.
Nella seconda situazione, invece, sono presenti nella sala altri quattro studenti, complici dell’esperimento e istruiti a comportarsi facendo finta di nulla, a mostrarsi minimamente preoccupati per il fumo biancastro (biossido di titanio, sostanza non tossica) che dalla presa d’aria invade l’ambiente.

La differenza di reazione dei soggetti nelle due situazioni, osservati attraverso uno specchio unidirezionale, è decisamente sorprendente.

Quando gli studenti sono soli nella sala, oltre il 75% segnala immediatamente la presenza di fumo nell’arco massimo di due minuti dal momento in cui notano il fumo. Abbandonano la stanza senza panico e avvertono un addetto alla sorveglianza. Tutto senza troppe esitazioni. Un comportamento ragionevole.

Quando invece gli studenti si trovano in compagnia di altri individui estranei – che non danno un’ombra di attenzione al fumo, anche quando è pesante e disturba la respirazione, continuando a compilare il questionario come se nulla fosse, e limitandosi a tossire di tanto in tanto o sfregandosi un po’ gli occhi senza fare commenti – nove soggetti su dieci si adeguano all’apatia generale. Il 90% delle persone, dopo essersi guardato attorno e aver visto gli altri presenti rimanere passivi e apatici, sceglie l’opzione di non fare niente, s’inibisce all’azione, si uniforma a un comportamento decisamente improprio: anziché allarmarsi si deresponsabilizzano, si desensibilizzano agli indizi di un potenziale pericolo per la propria vita e continuano la routine di compilazione del questionario.

L’esperimento mette in luce che nell’ordine dell’interazione, cioè il modo in cui interagiscono gli individui estranei nella sfera pubblica, il consenso può influenzare le percezioni del singolo individuo e inibire la sua presa di posizione o intervento o dissenso. Un gruppo di persone che tende a ignorare una situazione induce il singolo a fare affidamento a quella risposta, a presupporre che sia un’apparenza normale e a prendere la decisione di fare altrettanto, sottovalutando il proprio istinto.

Una etologia della relazione passiva.

◼︎ tratto da: Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, prefazione J.-P. Fitoussi, Piano B, 2021, pp. 159-61.
[Libro censurato da maggio a dicembre 2020]

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