Un negromante fuggito dalle polverose pagine di un libro magico, tenta una disperata e sgangherata impresa da non credere.

Un’antica leggenda esumata da un polveroso volume narra di un negromante che, possedendo le leggi del mondo, si dilettava nel riportare in vita i morti e nell’insufflare l’anima negli oggetti inanimati.
Sopravvissuto allo stesso polveroso libro, all’età di 947 anni diviene preda della tracotanza. Un progetto ambizioso, in grado di sfidare le stesse meccaniche dell’universo, acquista terreno nella sua mente: far rinascere il PD.
La formula dell’oscuro incantesimo: “IL PD RIPARTA DA”.

La squilibrata idea – forse non sua? – nell’istante in cui prende il pieno possesso della sua mente, intimorisce lo stesso stregone. Ma si sa bene che certe idee – al pari del PD – sono come un uovo di cuculo in un nido di passero: distrutto quel che trova, vi si stabilisce e prospera.

A quel punto il negromante abbacinato dal narcisismo dei riflettori mainstream che già prefigurava puntati su di sé, si abbandona al nefasto sortilegio.
Nel calderone magico, che ribolle per evocare la presenza sulla poltrona di segretario di partito, getta le unghie dei piedi di Veltroni, la pappagorgia di Zingaretti, i baffi di D’Alema, i capelli di Bersani, la dentiera di Prodi, il cuore di Renzi, gli occhiali all’ultimo grido di Bonaccini.
Ma con sommo sgomento, dal calderone magico non emerge nulla, se non un zaffata di odore equivoco.
Turatosi il naso, con costernazione prende atto del primo fallimento della sua lunga prestigiosa carriera occultistica.

Lo stregone non è certo il tipo da darsi per vinto. E in una notte dei primi giorni di marzo, gli viene in soccorso un incubo profetico. È visitato in sogno da un arcano suggerimento:
«Il PD non se ne fa nulla né di un volto nuovo né di progetti di umano buon senso. Ripesca dai tetri fondali! Prendi a prestito un cadavere e rifondigli lo spirito».
Ecco la soluzione dell’enigma! Così vicina a lui e alla sua arte di evocare i defunti. L’evocazione di un morto e sepolto. Da tutti dimenticato e ignorato. Un rinnovamento di facciata per immettersi nuovamente in campo, per trovare nuovo credito tra gli elettori e guadagnarsi una credibilità svanita nel totale nulla, mentre in realtà lo spirito rifuso rimane quello vecchio.
Lo stregone comprende all’istante quale salma resuscitare: Enrico Letta, che “sta sereno” rinchiuso nel sepolcro della sua cripta. Insediare sulla poltrona un futile prestanome che come un Golem neo-progressista viene governato da dietro le fila.

In un silente cimitero inondato di luminosa bruma, il negromante ricorre a tutte le sue arti magiche per insufflare vita al morto. Sforzi titanici per riuscire nell’intento. Sino al momento tanto agognato: la nascita del Golem!

Lo stregone ha ora tra le mani quel fagotto antropomorfo. È al colmo della soddisfazione. Lo voltola. Ed ecco la tragica scoperta: è un homunculus dai piedi di terracotta. Scruta quindi la fisiognomica del suo volto per trarne una divinazione del suo futuro. Il negromante precipita così nell’abisso della disperazione: Letta, faustiana creatura dall’infausta sorte, è l’uomo sbagliato nel momento sbagliato nel luogo sbagliato. Un vuoto incartato che nel segreto della cabina elettorale neppure la madre avrebbe il coraggio di votare.

Il potente negromante prende così consapevolezza che nessun uomo, per quanto potente, può sfidare le leggi del mondo, del Fato e dell’umano buon senso.
Prende quindi la decisione di attendere le elezioni. Ma preso atto che queste non arriveranno mai, il negromante capitola e risolve di far ritorno nel polveroso libro da cui era stato egli stesso esumato.
Non lasciando traccia alcuna.

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