Coltivare la lettura per alimentare la nostra libertà. Jack London a distanza di un secolo dalla stesura del suo ultimo romanzo ci parla ancora dell’importanza della libertà all’interno della nostra esistenza.

Nel corso della nostra vita ognuno viene consapevolmente o inconsapevolmente a contatto con testi di particolare risonanza che, per la loro multidimensionalità di significato, sviluppano le loro potenzialità nel corso di un arco temporale dilatato dove gli strati dei livelli del senso assumono di volta in volta sfumature e profondità diverse rispetto alla posizione interiore dell’interlocutore e al suo stato di coscienza, tra storia collettiva e personalità individuale.
È proprio in questa prolifica variabilità che emerge la forza segnante di messaggi con simili caratteristiche che, attraverso una sofisticata macchina del tempo, si attualizzano prendendo nuova energia di significato, in perfetta sincronicità con gli accadimenti del presente e con le coscienze che alcuni soggetti riescono a sviluppare all’interno del loro contesto storico nei vari stadi della loro esistenza. 

Proprio attraverso questa dimensione di conoscenza, che supera i convenzionali confini dell’esperienza, in questo ultimo periodo continua a risuonare con insistenza un testo pubblicato nel 1915 che, per sua vocazione intrinseca, tenta di superare la concezione di spazio e tempo comunemente concepita in questo piano di realtà. Stiamo parlando de Il vagabondo delle stelle (titolo originale The star Rover) di Jack London, romanzo che in questi “strani giorni” che ci troviamo ad attraversare sembra lasciare un particolare riverbero di lettura. Infatti al di là del significato più superficiale che gli viene attribuito di critica al sistema carcerario del tempo e di esposizione della dottrina della metempsicosi, si può leggere oltre le righe un sofisticato messaggio di libertà, speranza e spiritualità lasciato a conclusione di una carriera narrativa dove l’uomo, la natura e le relazioni tra di esse sono state spesso al centro dei contenuti dell’autore. 

Il protagonista Darrell Standing è un carcerato di San Quentin, destinato alla pena capitale, al quale vengono applicate disumane sedute di camicia di forza come punizione per presunti crimini commessi all’interno del sistema di detenzione. Durante queste sedute punitive, più vengono strette le cinghie e più il protagonista del romanzo diviene libero, mettendo in pratica una tecnica di morte apparente del corpo appresa da un altro detenuto all’interno del carcere stesso. Sembra un paradosso ma è così. Più il corpo viene “strangolato”, più la sua mente e la sua anima si liberano iniziando un viaggio “stellare” all’interno delle sue vite passate, oltre le catene imposte, fino a giungere alla consapevolezza che vince la morte

Il libro acquista capitolo dopo capitolo la fattezza di un manifesto di libertà, dove il confinamento della materia non riesce nulla contro i viaggi che la mente e l’anima compiono oltre la materialità del corpo, che purtroppo ad oggi sembra essere divenuto bene assoluto da dover difendere ad ogni costo, ma che nel romanzo diviene quasi impedimento alla libertà assoluta. 

È per questo che la nostra quotidianità ci impone di portare la riflessione su temi che davamo per scontati come la libertà di espressione e di opinione o come la libertà di fruire dell’arte e della cultura come beni necessari alla stregua del cibo che ingeriamo per il nostro corpo, ma che nell’ultimo periodo sono state messe in discussione in nome della sicurezza biologica: per questa ragione la onnipresente narrazione dominante cerca costantemente e senza sosta di uniformarci nella prevedibilità dell’azione, del consumo e soprattutto del controllo dei desideri e delle opinioni incentrando il suo sforzo nel costruire vere e proprie “celle mentali” a cui non servono pareti fisiche per ottenere il potere assoluto sugli individui che, una volta reclusi, si autoimpongono i confini della loro prigionia. 

È per questo motivo che la partita della libertà, come ci rammenda London nel suo visionario testo, oggi più che mai si è direzionata all’interno della mente di ognuno di noi ed è per questo che abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di rimanere vigili, per poter ancora definirci uomini, per poter ancora avere la possibilità di vagabondare tra le stelle.

• Jack London, Il vagabondo delle stelle, Trad. Stefano Manferlotti, Adelphi, 2005.
• Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Prefazione di Jean-Paul Fitoussi, Piano B, 2021: https://amzn.to/3umkWUn

[Foto in copertina: Christian Riminucci]

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