«La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza». – GREGORY BATESON

E se, nascoste dal simbolico vessillo Greta, costretti dall’emergenza sanitaria e cavalcando il preoccupante accumulo di immondizia, scorie tossiche di allevamenti intensivi in attesa del Earth Overshoot Day, nascessero realtà alternative inquietanti al pari di Sampa?
E se queste comunità, questo collettivismo, spacciando volontariato e divisione dei beni in comune (tanto simile al reddito di cittadinanza) come alternativa green, simulassero una fittizia oasi felice mentre la casa è in fiamme?

Chi vi dovesse prender parte, guidato dall’anelito del cuore e dal romantico ideale degli anni 70, lascerebbe alle spalle il peso di mutui ed affitto, offrendo il fianco alla neanche troppo incredibile totale eliminazione della proprietà privata.
Sempre protetto sotto la campana di vetro delle pari opportunità, lentamente abbandonerebbe moti d’animo, autodeterminazione, sogni e speranze schiacciato sotto la bandiera della fantasiosa democrazia “love and peace” in un isolamento sociale e una monotona ripetitività tipica della sindrome Thunberghiana.
Figli che, al grido di Skolstrejk för klimatet, non usciranno più di casa.
Uccellini che non scapperanno mai dalla gabbia se non per ritornarci. Una falsa sicurezza e protezione scaturita dal senso di appartenenza che li ridurrebbe alla stregua di frustrati invertebrati, vittime della pressione del gruppo e intenti ad una fittizia collaborazione. Questa situazione fuori dal mondo a lungo andare potrebbe scatenare, in un popolo privo di una sana educazione etologica, episodi di schismogenesi.

Vorrei parlare sì di ecologia, ma ecologia della mente.
Il termine “schismogenesi”, coniato da Gregory Bateson negli anni trenta deriva da “skhisma” (divisione) e “genesis” (nascita, creazione) e si può applicare anche a dominii esterni alle relazioni individuali quali economia, ecologia ed evoluzione.
Con esso si identifica quell’insieme di interazioni tra individui, che dà origine a divisioni tra gruppi o individui stessi.
Condizione necessaria al suo verificarsi, è che gli individui coinvolti siano legati, per le circostanze sociali, da un interesse comune, da una reciproca dipendenza, o dallo statuto sociale.
Lo status quo è un equilibrio dinamico in cui hanno luogo dei cambiamenti.

In molti sistemi è insita una tendenza a mutamenti progressivi come la schismogenesi complementare, ovvero un rapporto tra autorità e sottomissione: questa sottomissione può incoraggiare un altro atto autoritario e richiedere a sua volta un altro atto di sottomissione.
Altro modello che contiene in sé germi di cambiamento progressivo è la schismogenesi simmetrica, ovvero la competizione.

Il dato interessante è che la schismogenesi è un circolo vizioso.
Le personalità degli individui coinvolti subiscono una distorsione che prima o poi sarà accompagnata da ostilità e da gelosia reciproca.

La distorsione ha come risultato un corrispondente sottosviluppo di altri lati della personalità. I membri di ogni gruppo notano che gli aspetti inibiti nella loro vita affettiva sono pienamente sviluppati invece nei membri del gruppo opposto. Ad esempio, l’invidia dei servi verso gli aristocratici, oppure nel caso contrario, quando gli aristocratici cominciano a detestare il proprio ethos e a desiderare la vita semplice.

Quanto più le personalità si evolvono separatamente e si specializzano, tanto più diviene difficile tener conto del punto di vista dell’altro.
L’influsso che una personalità esercita sull’altra viene allora capovolto ed i modelli di comportamento, che originariamente erano adottati nel tentativo di adattarsi reciprocamente, cedono il posto a una netta reazione contro l’altra parte. Un’espressione del disprezzo per il tipo di adattamento emotivo che la controparte è stata forzata ad adottare.
Tale stato, se non viene frenato, conduce al collasso del sistema.

Se così fosse finiremmo per sbranarci a vicenda ma, come ci racconta Phaulo il Kashmiro dalle pagine del libro La vita è uno stato mentale di Gianluca Magi: «Se non vuoi che ti venga portato via l’agnello, preoccupati prima di agguantare il lupo».

Secondo Bateson «la diversità riveste la funzione di mantenere l’equilibrio all’interno di una società o di un popolo senza una legge codificata e un’autorità stabilità che possa imporre sanzioni».
Esiste quindi una soluzione, “la reciprocità”, ovvero una configurazione compensata ed equilibrata al suo interno.

Mi auguro che il sempre più frequente “double bind” come modalità comunicativa paradossale e inevitabile, possa almeno trovare soluzioni alternative sfociando in un pensiero divergente. Ma questa forse è creatività avanzata.

Fonti:
• “Il kibbutz: l’utopia dei realisti”: https://bit.ly/33tru8l
• Gregory Bateson, Naven, Einaudi, 1988.
• Gianluca Magi, La vita è uno stato mentale, Bompiani, 2009.
• Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Prefazione di Jean-Paul Fitoussi, Piano B, 2021: https://amzn.to/3umkWUn

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