Il Gioco dell’Oca? Un Maṇḍala occidentale
Il Gioco dell’Oca è come un Maṇḍala occidentale, composto di 64 caselle. L’ultima è senza numero: il Lieto Giardino dove il Divino senza nome, l’Unità assoluta, conserva il numero non visibile.
Un tempo vi si giocava per assimilare quel piano simbolico, che appartiene ad un mondo in cui vigono idee madri e archetipi universali, che struttura la realtà facendone un organismo coerente.
Una bussola per il viaggio della vita umana. Un percorso cosparso di ostacoli e slanci: ci si ferma, si torna indietro, si scatta in avanti.
La casella 58 rappresenta “la morte”.
Perché questa casella non è alla fine del gioco ma nel corso del gioco?
Perché il Gioco dell’Oca rappresenta il gioco infinito della Vita. Poiché i confini della morte fanno sempre parte del gioco, il giocatore di un gioco infinito non muore alla fine del gioco ma nel corso del gioco. Solo i giocatori di un gioco finito muoiono alla fine del gioco.
La casella 58 è la meditazione sulla morte. Ci si ferma, in raccoglimento, per sperimentarla prima che ci abbracci. Per giungervi preparati.
In questa casella sorge questo pensiero:
«Ora che stanno scorrendo i titoli di coda, tutto a un tratto, la vita è diventata così preziosa! Cos’è cambiato?
Avevo sempre saputo che prima o poi sarei morto. Perché questa consapevolezza non è stata sufficiente a rendere la mia volontà di svegliarmi più forte della volontà di dormire?
Prima lo scorrere del tempo sembrava fluire lento e infinito. Ora corre via inesorabile.
Ora, al momento del mio ultimo respiro, ho improvvisamente trovato un tesoro nascosto, qualcosa che non avrei mai immaginato esistesse. Eppure l’ho avuto sempre a disposizione».
◼︎ Tratto da: Franco Battiato, Gianluca Magi, Lo stato intermedio, Piano B, Prato 2021.
Conversazioni pubbliche e private tra l’artista e il filosofo dal 2014 e il 2019.
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