Abbiamo incontrato Gianluca Magi, storico delle idee e delle religioni, filosofo, orientalista e psicoanalista. È stato docente all’Università di Urbino di materie legate alle filosofie, psicologie e religioni tra Oriente e Occidente. Ha fondato a Pesaro con Franco Battiato (1945-2021) “Incognita”, centro transdisciplinare. È direttore scientifico di “Mind School” (con Grazia Marchianò, responsabile del Fondo Scritti Elémire Zolla, sino al 2024, anno della sua scomparsa). Autore di diversi bestseller, è uno degli autori delle voci dell’Enciclopedia filosofica della Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate (Bompiani, 12 voll.). Dal 2010 si dedica inoltre al Gioco dell’Eroe, un grande progetto di percorso evolutivo transpersonale diffuso in tutto il territorio italiano.
Intervista a cura di Maria Rita Montagnani

MRM- Freud diceva che “Non appena ci si interroga sul significato della vita, ecco che si è malati”. È cambiata questa prospettiva? Quando si è malati secondo la sua esperienza in campo filosofico?

GM- In quel passaggio della famosa lettera a Marie Bonaparte, Freud rinvia a diverse considerazioni alle quali qui non riusciamo ad accennare. La vita in sé è priva di significato. Il compito vitale di ciascun essere umano, dotato di comprendonio, è trovare il proprio significato personale alla propria vita. Se non lo troviamo, ci ammaleremo. Sia filosoficamente che psicologicamente.

MRM- Cosa nuoce di più all’umanità, l’ignoranza o la tecnologia? (La domanda non è così scontata…)

GM- L’uomo che si nasconde a se stesso, che vive a propria insaputa è la cosa più nociva.

MRM- È più importante sapere o sentire? Conoscere o immaginare? (In una scala di priorità)

GM- Il carburante della vita è l’Immaginazione. Priva d’Immaginazione la vita umana si riduce a banale sopravvivenza: si può conoscere ma non comprendere; si può sapere, ma non sentire. La comprensione è tale quando la Mente scende nel Cuore: una mente cordiale. Per tale ragione fanno in ogni modo per sottrarre, sin da bambini, l’Immaginazione, anche confondendola con la fantasia. Due ambiti radicalmente differenti.

MRM- Se le dicessero che ha il potere di portare un grande beneficio all’umanità, cosa sceglierebbe di fare?

GM- Portare un po’ più di Amore, nella consapevolezza che l’Amore è la strada dove le nostre impronte invece di seguirci ci precedono.

MRM- C’è qualcosa nelle emozioni che le fa paura e da cui cerca, anche inconsciamente, di proteggersi e preservarsi?

GM- Nella filosofia e nella medicina taoista il carattere cinese qing  indica contemporaneamente “le emozioni” e “le circostanze”. Questo per dire che le circostanze sono le emozioni, non v’è distinzione: da come viviamo le emozioni troveremo un mondo esterno e un corpo disposti o meno ad accettarle. In sé le emozioni non vanno demonizzate, sono fenomeni naturali di cui il corpo necessita per funzionare correttamente. Sono neutre, ma dotate della capacità di diventare benefiche o dannose. Il corpo si modella a seconda delle emozioni.  Le emozioni hanno la capacità di plasmare il corpo. Le emozioni sono processi necessari per orientarci nel mondo, per raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo.

MRM- La morte col suo ineluttabile memento mori, che peso può avere oggi in un individuo? E qual è la percezione della morte in un intero paese, per esempio il nostro?

GM- Roberto Bazlen, tanti anni fa da qualche parte scrisse: «Un tempo si nasceva vivi e a poco a poco si moriva. Oggi si nasce morti – alcuni riescono a diventare a poco a poco vivi». Quelle parole sono oggi ancora più vere, individualmente e collettivamente.

MRM- Cosa teme di più un filosofo riguardo all’invecchiare, al soffrire o al morire?

GM- Considero l’invecchiare non un mero processo fisiologico, ma una forma d’arte. So che l’invecchiamento è considerato una dannazione dalla nostra società, ma so anche che così come il carattere guida l’invecchiamento, l’invecchiamento disvela il nostro carattere.

MRM- È più pericoloso avere un’emotività morbosa o un’assenza totale di emozioni?
GM- In entrambi i casi si è fuor di equilibrio, fuor di armonia. Tant’è vero che tutte le antiche antropologie del sacro, da Occidente a Oriente, richiamano l’attenzione su questo punto: in Grecia, “la Giusta Misura”(Katà Métronκατὰ μέτρον); in India, “la Via di Mezzo” (Madhyamaka, मध्यमक); in Cina, “il Giusto Mezzo” (zhongyong, 中庸); e così via.

MRM- Come vede il futuro degli esseri umani, la ragione prevarrà sul sentimento o la follia prevarrà sulla ragione?

GM- Prevedo che nell’ambito delle relazioni umane si andrà in quello che in ambito economico, ambientale e commerciale si chiama “decoupling”, disaccoppiamento: una parte di umanità si dirigerà diretta come un fuso nel transumanesimo, un’altra continuerà, nonostante tutto, a rimanere umana.

MRM- Tre parole per definire il suo lavoro.

GM- I momenti più interessanti del mio lavoro sono quelli in cui qualcosa dall’alto mi attraversa e nello stesso tempo sono cosciente dello stato di ricezione che contiene per poi condividerlo con il prossimo. Dunque, in tre parole: sintonizzarmi, ricevere, trasmettere.

MRM – Recentemente è uscito un libro molto particolare “Lo stato intermedio” che lei ha scritto con il grande Franco Battiato, risultato di una vostra conversazione sui temi fondamentali dell’esistenza. Vuole parlarcene?

GM- Sono dialoghi pubblici e privati intercorsi tra il 2014 e il 2019 sul grande tema rimosso della società contemporanea: la morte. La morte non è più vissuta come un passaggio a un’altra fase dell’esistenza, ma come semplice uscita dalla vita. Di conseguenza pensiamo che la vita del nostro corpo sia l’unica vita che abbiamo, la nostra unica possibilità individuale alla quale ci si avvinghia tenacemente. Le conseguenze psicosociali e filosofiche della triste concezione di aver solo un corpo le abbiamo tutti davanti agli occhi: masse che vivono nella paura e che a causa di quella paura sono manipolabili, eterodirette in direzioni che porteranno alla loro stessa rovina. Il libro con Battiato affronta in diagonale anche questo aspetto, pur aprendosi a dimensioni di ordine superiore, mistiche, luminose. Per diventare vivi dopo la nascita.

MRM- Per concludere vorrei farle una domanda filosofica: cosa bisognerebbe coltivare e curare maggiormente nella vita per essere più in armonia con se stessi (e magari evitare lo psichiatra)? (Sorrido)

GM- Concludiamo tornando all’inizio della nostra piacevole conversazione: se ritroviamo il piacere di fare la nostra conoscenza, anche di quelle zone più elevate che dimorano in noi, ripristiniamo non soltanto una relazione benefica con il mondo esterno e con il nostro prossimo, ma una relazione di ordine superiore con noi stessi.
Intervista per la rivista MemeCult

10 Novembre Incognita (Pesaro)
GIANLUCA MAGI Workshop “GIOCO DELL’EROE”.
Replica straordinaria a posti limitati.
PROGRAMMA
– N.B.: I due terzi dei posti disponibili sono stati prenotati.
Segreteria di Incognita per info & prenotazioni:
349.0746558 (Roberta)

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