Oriental Rock, Yoga del suono, Acid Trip, reami dello spirito e la Talpa a 94 Mhz FM

Dieci anni fa, in un libro dedicato ad una Radio di contro-informazione, attiva dal 1977 al 1985, fu pubblicato questo mio articolo. Non solo per gli amanti della musica.

1974 (o forse 1973). Pomeriggio d’inverno.
Un raga vespertino di sitar (una variante eccezionalmente ricca della chitarra) accompagnato da tabla (tamburello indiano), esce dall’impianto hi-fi di mio padre.
Credo, ma non ne sono certo, fossero Ravi Shankar e Ustad Alla Rakha.
Ma sono certo che l’andamento iniziale uniforme della melodia che via via si scatena su ritmi accelerati, dionisiaci, mi accese una lampadina.
E da allora io non fui più lo stesso.

Ma ancora non lo sapevo. Avevo quattro anni, forse tre.
Così come ignoravo che un pugno di anni prima, i Beatles decisero di frequentare i corsi di meditazione del Maharishi Mahesh Yogi in India.
La musica rock non solo scoprì nuove sonorità e altri mondi, ma le tendenze spirituali che arrivavano dall’Est presero corpo attraverso la musica dei Beatles.

Intanto due ricercatori anticonformisti di psicologia a Harvard, Timothy Leary e Richard Alpert attribuivano all’Lsd la capacità di una espansione cosmica della coscienza. I loro dibattiti rinviavano a testi sacri della tradizione orientale, dalla Bhagavad Gītā indiana a al Libro tibetano dei morti (Bardo Thodol).

John Lennon, sotto l’effetto dell’acido, lesse alcuni passi di quest’ultima opera e ne uscì la canzone “Tomorrows Never Knows“, con note del sitar suonato da George Harrison.
Le dottrine dello yoga e di altre scuole brahmaniche cominciarono così a srotolarsi come un tappeto indiano non solo nel mondo sonoro dei Beatles, ma nell’intero tessuto del rock. E dal tessuto del rock al tessuto del pensiero occidentale.

La musica occidentale aveva scoperto l’enorme patrimonio culturale e spirituale dell’India, del Medioriente, della Cina e del Giappone prima che i Beatles ne facessero da grancassa.
Jazzisti come John Coltrane e Miles Davis, in particolare, recepirono prontamente la musica modale, con la sua tipica ripetizione di una serie minima di note. Furono gli iniziatori. Coltrane cominciò a lavorare con i raga della musica indiana già dalla metà degli anni Cinquanta.
Un libro spirituale, che molti musicisti (e tanti lettori) scopriranno più tardi, lo infervorò e lo aiutò a distaccarsi dalla droga: Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda.
Nelle note di copertina di “A Love Supreme” ricorda come nel 1957 attinse un risveglio spirituale che gli consentì di condurre «una vita più ricca, più piena, più produttiva».

L’universo compositivo della musica minimalista – che amo particolarmente – attinse grandi fonti d’ispirazione e stili compositivi dalla filosofia zen, dal sufismo, dai raga indiani, dai gamelan giavanesi: Moondog, La Monte YoungSteve Reich, Terry Riley, Philip Glass, Jon Hassell ne sono l’emblema.
Senza dimenticare l’antecedente microtonale di un illustre italiano (purtroppo ancora troppo poco noto), Giacinto Scelsi, con le sue ricerche estreme sugli armonici.
Scelsi si spinse nel centro del suono ignoto alla tradizione musicale occidentale: l’insistenza su una stessa nota fa sperimentare come ogni suono contenga delle melodie, ripetendolo se ne verifica la profondità. L’incontro con il Tibet e l’India fu determinante per l’universo sonoro di Scelsi, in cui il musicista è visto come un messaggero degli dèi.
Solo se sei molto audace, ascolta “Canti del Capricorno” a occhi chiusi per sperimentare lo yoga del suono.

Altrettanto lungo sarebbe l’elenco dei compositori classici influenzati dal vento d’Oriente, a cominciare dallo spirito irriverente di E(sote)rik Satie
Prova ad ascoltare le sue “Gnossiennes“, non potrai impedirti di condividere «il piacere quasi ipnotico del musicista, che ripete a se stesso, senza stancarsi, la stessa frase che accarezza il suo orecchio, come un orientale che respiri, un minuto dopo l’altro, il penetrante profumo di una rosa che si sfoglia» (Erik Satie, Quaderni di un mammifero, Adelphi).

L’elenco di come l’Oriente sia stato una fonte di trasformazione dello spirito dei musicisti occidentali sarebbe lunghissima: le influenze Zen di Leonard Cohen, i viaggi astrali di Van Morrison, gli spazi interstellari nel progressive rock dei Van der Graaf Generator, Robert Fripp e i King Crimson alla corte di Georges Ivanovitch Gurdjieff, David Sylvian e il misticismo Bhakti Yoga delle sue guru femminili, Brian Eno e i suoi tappeti sonori del Nirvana, senza assolutamente trascurare una gloria nazionale, Franco Battiato, di cui l’esistenza mi ha regalato l’amicizia, il quale si è abbeverato da ogni fonte spirituale possibile, Oriente incluso: musica per il Terzo Orecchio: il 10 settembre 1979 uscì lo straordinario “L’era del cinghiale bianco“.

Questi mondi cominciai a conoscerli a cavallo degli anni Settanta e Ottanta.
In diverse ore del giorno (e, alcune volte, della notte), mi sintonizzavo sui 94 Mhz FM. 
A quella frequenza incontravi una emittente di Cattolica che alle mie orecchie di bambino e poi di ragazzino aveva qualcosa di mitologico.
Entrai nella sede della Talpa occhialuta con tromba in mano un paio di volte.
Eri accolto da un cartello che mi suonava molto bene: 
«Vietato vietare».
A distanza di oltre trent’anni, sono certo che anche quel cartello del Maggio francese e i 94 Mhz FM di Radio Talpa siano stati sproni per addentrarmi nel cuore dei reami dello spirito asiatico…

3 Novembre Incognita (Pesaro)
Gianluca Magi Workshop “Gioco dell’Eroe”
Programma: https://incognita.online/2024/09/01/3-novembre-2024-gianluca-magi-workshop-gioco-delleroe-la-porta-dellimmaginazione/
– N.B.: Oltre i ¾ dei posti disponibili sono stati prenotati.
Segreteria di Incognita per info & prenotazioni:
349.0746558 (Roberta)

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