“L’aspirazione dell’uomo di oggi non è sopravvivere alla propria morte, ma piuttosto, grazie all’onnipotenza del progresso tecnologico e della tecno-biologia, sopravvivere alla propria vita, rimuovendo la morte.
Si tratterà così di prolungare la propria giovinezza e la propria vita in una condizione il più possibile di benessere e di piacere, mentre la malattia, la vecchiaia e la morte diventano fonte di orrore, poiché non appaiono provviste di alcun senso e significato che non siano negativi.

In tutte le società tradizionali o preindustriali di cui posso avere conoscenza, da Oriente a Occidente, la situazione era o è ben diversa. Non conosciamo praticamente civiltà che non si sia posta la questione della morte. Solida era la concezione per cui le cose non finissero dopo la morte biologica, che la vita fosse un intermezzo di una lunga vicenda: la vita esiste già prima e continuerà anche dopo, quando sarà finito questo intervallo conscio in un’esistenza a tre dimensioni.

Già nel mondo mesopotamico e paleobabilonese, la morte e la sorte dell’uomo erano centrali: pensiamo all’epopea di Gilgamesh…”

◼︎ Testo tratto da: Franco Battiato, Gianluca Magi, “Lo stato intermedio”, Piano B, 2021.

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