La sensazione di scacco vitale all’origine del clima di depressione nelle società industriali.


A proposito di mangiare e tabù della morte, il mangiare in modo smodato rispetto alla naturale esigenza è un atto di esorcismo della morte.

Una volta a cena, prima di un concerto, a Franco, che mangia in modo frugale, nella quantità per un cardellino, dico:
«Talvolta, se non spesso, c’è chi mangia più di quanto il suo corpo realmente necessiti».
Franco a bruciapelo:
«È la paura di morire!».

Quando si mangia oltremodo cresce un’equazione alimentare inconscia: più mangio, più mi aggrappo alla vita.
Questo è proprio un atto di esorcismo dell’inquietudine che procura il pensiero della morte. La paura della morte non è effettivamente ciò che sembra, cioè il timore che la vita si arresti.

Se sperimento la vita come possesso, io ho paura della morte, ovvero di perdere ciò che ho. Avverto cioè la paura di perdere il mio corpo, il mio Io, la mia identità, mia moglie, i miei figli, il mio lavoro, i possessi che ho accumulato, eccetera; la paura di affrontare l’abisso della non identità, dell’“essere perduto”.

Oggi l’adulto prova, presto o tardi, ma sempre più presto, la sensazione di avere fallito. La sensazione di non aver realizzato nessuna delle promesse della propria adolescenza si fa strada nella vita dell’adulto. Questa sensazione di scacco vitale sembra essere all’origine del clima di depressione diffusosi nelle società industriali.

◼︎ Tratto da: Franco Battiato, Gianluca Magi, Lo stato intermedio, Piano B, Prato 2021, pp. 17-18.

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