Goebbels è fiero di «aver preparato tutto con la massima cura», di aver «inondato il mondo da una tale mole d’insinuazioni da non capirci più nulla» – annota nei Diari il 18 giugno 1941.

Goebbels è fiero di «aver preparato tutto con la massima cura», di aver «inondato il mondo da una tale mole d’insinuazioni da non capirci più nulla. Dalla pace alla guerra: una gamma ampia al punto che ciascuno può scegliere quello che vuole», annota nei Diari il 18 giugno 1941: il ministro per la Propaganda crea così la tecnica dell’inondazione, quel sovraccarico di notizie vere, incerte e false mescolate tra loro, che settant’anni dopo il linguaggio massmediologico chiamerà infodemia, cioè la circolazione di una straripante quantità d’informazioni che non consente di raccapezzarsi nel trovare punti d’appoggio stabili e affidabili.
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Il maelström informativo soverchia una persona privata o un gruppo. È una forma di violenza di cui spesso si sottovalutano dimensioni e popolarità. Una violenza che impedisce di disporre del tempo necessario per potersi soffermare, per raccogliersi e analizzare, annienta il pensiero e la capacità critica dell’individuo.

Azzerato il tempo della riflessione e della dignità dell’intelligenza umana, si accede al tempo psicologico dell’obbedienza all’autorità, all’accondiscendenza, al conformismo del mainstream: il magico canto della sirena a cui sottomettersi umilmente e ottusamente poiché supera di gran lunga tutto lo sciabordio di voci che formano il rumore bianco dell’oceano dell’iperinformazione.

La scienza applicata, ovvero la scienza collegata alle leggi del marketing, tiene il consumatore (anche d’informazioni), rigorosamente sotto osservazione e sotto controllo. Se si desidera rendere inerme la gente, è ugualmente efficace il sistema di tenerla all’oscuro di certe cognizioni come pure quello di mettere nelle sue mani uno scibile che non si ha tempo di assimilare.

Lo storytelling del mainstream, il più ripetuto e il più facile da replicare, conduce il flusso di notizie, modificando le versioni dei fatti a seconda della convenienza. È l’inizio del passaggio dallo stato di autonomia del pensiero allo stato che in psicosociologia si chiama eteronomia: la condizione che non prevede la partecipazione del pensiero riflessivo poiché il soggetto agisce ricevendo dall’esterno la norma e la ragione della propria condotta.

La sottomissione al mainstream è la colonna vertebrale dell’azione delle persone. È l’accettazione di qualsiasi condizione di vita si proponga, anche decadente. È la resa all’obbedienza, accettata volontariamente in assenza di minacce fisiche. Ci si accoda a sostenere l’autorità che schiaccia.

Per la disposizione all’obbedienza, esiste un’espressione in lingua tedesca Pflichterfüllung, «compimento del proprio dovere». Dinamica ripetutamente sfruttata da Goebbels in tutta la sua carriera, come il capitolo “Nella mente del diavolo zoppo” ha messo in luce. Non solo sfruttata ma innalzata alle sue estreme conseguenze, anticipando di settant’anni quello che il linguaggio massmediologico chiamerà infodemia, cioè la circolazione di una straripante quantità d’informazioni che non consentendo di raccapezzarsi consegna il pubblico nelle mani dell’autorità.

◼︎ Tratto da: Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, prefazione J.-P. Fitoussi, Piano B, 2021, p. 58; 118-19.

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