Fenomenologia del sogno e degli stati di coscienza nel pensiero del maestro taoista Zhuangzi.

Un giorno Zhou sognò di essere una farfalla che volava libera e felice. Aveva dimenticato d’essere Zhou. All’improvviso, si risvegliò, e si sentì di nuovo Zhou, nella propria pelle.
Ora non sapeva più se era Zhou ad aver sognato d’essere una farfalla, o se era la farfalla ad aver sognato di essere Zhou.
Ma tra Zhou e la farfalla dev’esserci necessariamente una distinzione: è ciò che si chiama la trasformazione degli esseri.
[Zhuangzi, cap. I; traduzione dal cinese classico mia]

In questa fenomenologia del sogno, il maestro taoista Zhuangzi (il suo nome completo è Zhuang Zhou), accede a uno stato di coscienza in cui diventa una farfalla, e infine a un piano in cui sorge il dubbio: non sa più chi è e non sa se il mondo della veglia abbia maggiore consistenza della realtà onirica.

Come dire: tutti gli esami di realtà sono provvisori, in quanto presuppongono che chi si pone la domanda sia sveglio.
È come se il maestro taoista indicasse che c’è qualcosa nel proprio essere che non si può cogliere, che si rivela soltanto in certi piani di realtà, che potrebbe essere percepito soltanto in una condizione analoga a quella del sogno.

C’è un elemento comune tra il sogno e la veglia? Tra la vita e la morte?

Lo vedremo presto attraverso un’altra storia, molto toccante, di Zhuangzi.
Su Incognita Quotidiana.

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