Nella popolazione occidentale c’è una particolare funzione cognitiva il cui quoziente è molto basso. Vediamo qual è e come svilupparla.

Chi segue “Incognita Quotidiana” e ha già letto il libro: Goebbels: 11 tecniche di manipolazione oscura di Gianluca Magi, conosce benissimo l’effetto del “Flynn inverso”.
Questo fenomeno ci indica chiaramente di come stiamo barattando punti preziosi di Q.I. in nome di una rivoluzione digitale che sta rendendo i nostri bambini sempre più dipendenti dalle macchine. Ma questo trend di sottomissione digitale non riguarda soltanto le fasce d’età più basse, basta osservare le persone per strada o al parco col capo chino su uno schermo per meglio comprendere la portata del fenomeno. Genitori e nonni che si perdono lo spettacolo dei loro pargoli in fiore per scrollare il feed del loro social network: è intelligente tutto ciò?

L’intelligenza non è un parametro che rimane fisso nel tempo, essa può essere sviluppata se adeguatamente stimolata ma può anche atrofizzarsi se non ce ne prendiamo cura.
Da anni mi occupo di una forma specifica dell’intelligenza umana che è ancora sconosciuta alla stragrande maggioranza delle persone: l’intelligenza ecologica.

Il livello di questa particolare funzione cognitiva, inizialmente scoperta dal prof. Daniel Goleman, è molto basso nella popolazione occidentale e ciò è particolarmente preoccupante. L’intelligenza ecologica riguarda la conoscenza sia dell’impatto che noi individui abbiamo sul nostro ambiente che, al contempo, di come l’ambiente influenzi la psiche e l’organismo umano. La consapevolezza di questa influenza di tipo bidirezionale può portare a scardinare alcuni comportamenti automatici e abitudini disfunzionali consolidate nel corso degli anni e che talvolta hanno un effetto devastante per la nostra salute.

Sviluppare il proprio Q.I. ecologico significa instaurare un rapporto profondo con la propria natura interiore, riconoscerne i bisogni e cercare un modo efficace per soddisfarli. Prestando questo tipo di attenzione l’individuo si allineerà in modo naturale al ritmo delle stagioni, vivendo e ricercando sempre di più l’armonia con il suo ambiente esterno. La frenesia delle nostre vite accelerate con il loro ritmo innaturale ci toglie non solo percentuali sempre più rilevanti di Q.I., ma anche l’essenza stessa della vita.

Nella pratica si tratta, in primis, di porre la propria attenzione all’aria che si respira ogni giorno, ai cibi che si ingeriscono, alla quantità di stress che quotidianamente si sopporta, ai consumi, alle già citate abitudini e così via. Modificare i nostri comportamenti, avere più cura del proprio ambiente, contaminare i mercati divenendo dei consumatori responsabili, risulterebbe rivoluzionario in quest’epoca così caotica nella quale sembra che abbiamo perso il contatto con noi stessi e con il nostro ambiente naturale.

L’ignoranza, cioè l’assenza di conoscenza, è un male che dobbiamo tutti combattere se vogliamo rimanere vivi in questa vita.
Il monito nel Tempio di Apollo, «Conosci te stesso» per imparare a riconoscere anche i propri limiti, attraversa indenne i secoli per affermare la sua validità e attualità.

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