La ricerca estetica dell’Homo Sapiens-Demens nell’arte oratoria. Algoritmi, intelligenza artificiale e Cancel Culture.

L’8 settembre 2020 il quotidiano britannico “The Guardian” pubblica un editoriale – uno scritto di 6 mesi prima – dal titolo: “Un robot ha scritto l’intero articolo. Sei ancora spaventato, umano?”
Il titolo è di un editor in carne ed ossa e sembra intimare alla risposta: Signor SÌ, Signore! Signor NO, Signore!
L’articolo è scritto da GPT-3, un software di intelligenza artificiale per la produzione automatica di testi, creato dalla società californiana OpenAI, no-profit finanziata da Microsoft, dalla Reid Hoffman’s Charitable Foundation, e dalla Khosla Ventures.
La redazione del giornale ha fornito al software un paio di paragrafi d’innesco e alcune istruzioni: circa 500 parole, usare un linguaggio semplice e conciso, concentrarsi sul perché gli esseri umani non hanno motivi di temere l’AI.
“L’editing non è stato diverso da quello di un qualunque editoriale scritto da un essere umano” dice la editor degli op-ed per il Guardian, Amana Fontanella-Khan.

L’Algoritmo scrittore non è una serie di fantascienza su Netflix in sei puntate.
I chatterBot – software progettati per simulare conversazioni con gli esseri umani- sono molto utilizzati. Rispondono all’email degli utenti dicendo loro cosa si può o non si può fare. A quel punto all’utente non resta che prendere atto che l’Algoritmo c’è e si manifesta attraverso la sentenza emessa dalla Ragione Suprema e Imparziale del: “Dai dati in nostro possesso”. L’utente – un essere umano – con rassegnazione, si adegua a scontare la sua punizione; potrebbe anche decidere di istituzionalizzarsi adeguando i suoi stessi dati – con scelte di vita – alle richieste implicite dell’Algoritmo ed aderire così ai modelli delle policy da esso regolate. 
Prendendo visione dei progetti collegati all’utilizzo di testo e immagine della no-profit OpenAI è possibile intravedere gli step successivi del progetto di standardizzazione dell’editoria, del cinema, dell’intrattenimento, dei social, del marketing…
Le sue applicazioni in ambito culturale, per esempio, sono già collaborative alla censura; la nostra libertà di azione e il nostro pensiero riflessivo stanno già subendo modifiche. Volendo osare è già possibile percorrere il fenomeno in atto, di finestra in finestra di Overton, fino al riconoscimento istituzionale dei diritti del fratello scrittore che potrebbe così proseguire le sue carriere, inclusa la nomina di ministro della propaganda del governo. 
Un processo strutturato ad hoc per limitarci e in cui anche le nostre visioni collettive, desideri e incubi, compartecipano al pensiero totalitario obbligato dal concetto a trovare un medium, una ruffiana che lo digiti sulla tastiera.
L’autorità e l’immunità penale conferita alle opinioni espresse in formato numerico deterministico dal camaleonte concettuale che è la cultura – l’alveo in cui prende piede – si basa sull’accettazione e sul riconoscimento della dote degli algoritmi: accesso ad una quantità enorme d’informazioni e rielaborazione indiscussa del problema posto.

Poiché ogni sviluppo umano è un sistema complesso che proviene dallo sviluppo congiunto di individuo, società e specie, è sano volgere lo sguardo alla ricerca Estetica, quella dell’Homo Sapiens-Demens, della ragione e della sragione.
Ed è con questo spirito che mi approccio all’oratore posseduto dal suo discorso più di quanto non lo possieda.
Mettendo a fuoco in cosa consiste l’esperienza estetica che crea il rispecchiamento della parola in forma; non come un fine in sé, ma come un mezzo utile di riconoscimento dell’identità di Etica ed Estetica.
Quale forma mentis e vivendi è quella di una civiltà che riceve ordini esecutivi in forma binaria, andando a compromettere irreversibilmente questa esperienza?
Dove si arresta il movimento a spirale che fa di ogni cognizione un piacere e della gioia del conoscere il fuoco dell’(im)possibile-da-concepire?

Se la Cancel Culture applicherà il II principio tattico di manipolazione, “Unanimità”, cioè riuscirà a condurre la gente a credere che le opinioni espresse in formato numerico deterministico, siano approvate, diffuse e professate universalmente, allora vedremo a reti unificate un unico film psicotico che si ripete tutte le sere.

Fonti:
• The Guardian (8 settembre 2020): https://bit.ly/3vXAob7
• OpenAI (progetti in corso): https://openai.com/projects/
• Edgar Morin, Sull’Estetica, Raffaello Cortina, 2019.
• Grazia Marchianò, La parola e la forma, Dedalo,1977.
• “Hugo Cabret “ (2011) regia di Martin Scorsese.
• Gianluca Magi, I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer, 2015.
• Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Piano B, 2021: https://cutt.ly/RxGCEvG

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