Quel giorno che gli alieni han capito che non ne valeva la pena.

L’astronave parcheggia in cima al palazzo, s’appoggia fragorosa e resta il ronzio.
Sono in cucina col caffè tra le mani e questo gatto insistente che aspetta il cibo.
Suonano. Ma chi caz… a quest’ora!?
Vabbè la vicina che ha sempre qualcosa che manca, arrivo!
La faccia verde con gli occhi a mandorla che mi trovo davanti mi ricorda l’ultima festa di carnevale di quand’ero piccola, con Filippo che mi sbatteva la trombetta in faccia con quel rumore sinistro e assordante. Mi fissa, entra con passo veloce e richiude la porta. Mi spinge in cucina con queste dita mollicce e fredde che si appoggiano alla mia spalla.

− Signora lei è stata selezionata grazie alla modesta quantità di adrenalina che abbiamo rilevato nelle sue emissioni. Ci dica, che caz…state combinando? Ci stavamo preparando all’invasione quando ci han riferito che altri alieni ci han battuto sul tempo. Ci racconti un attimo che succede.
Mi stropiccio gli occhi, mi vien da ridere oppure no, ci penso. Poi gli racconto che in un allevamento di maiali in Cina son passati dei pipistrelli, un virus li ha visti e dal puzzo dei maiali è voluto fuggire e si è aggrappato al pipistrello. Ci stava bene e così ha messo su famiglia finché uno lo ha catturato e se l’è mangiato a pranzo. Poi è stato male e invece di andarsene a letto a smaltire l’indigestione ha preso la metropolitana e adesso siam tutti a rischio perché i parenti di quel virus han pensato che la nuova soluzione abitativa era stata una gran ideona e si stava proprio bene. Fine.
− Azz…, mi dice Polimero (forse si chiama così l’alieno). E quindi è davvero così, ci han fregato sul tempo!
− Non lo so, dico io. Poi chiedo: Ma voi avevate soluzioni migliori? cosa volevate farci?
− Beh, pensavamo di usarvi come carburante nelle lunghe notti siderali. Quando parlate emanate un buon profumo e vi esce una bruma dalla bocca che noi apprezziamo.
Si è alzato, l’astronave lo aspetta coi motori accesi, si avvicina alla porta, si ferma.
− Ma poi ’sti allevamenti di maiali li avete ancora o non esistono più?, mi chiede.
− No, no, ci sono ancora, anzi.
Polimero fa per andare soddisfatto. Lo sento fuori che dice al collega:
− Pasqua’ l’abbiamo scampata per un soffio. Rischiavamo di beccarci il tanfo dei suini invece che Chanel n. 5. Questi mangian carne come se non ci fosse un domani. Meglio cosi Pasqua’! Ci è andata bene.

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