Se la storia non si ripete, fa certo rima con se stessa. Come è possibile? 36 stratagemmi e una chiave neuropsicologica, nell’intervista al prof. Gianluca Magi.
> Intervista rilasciata da Gianluca Magi a Ionoblog: https://bit.ly/3rOPxsP
Seconda parte. Segue dall’articolo del 15 marzo.
GP: I social media, sono veri e propri “strumenti per la guerra ibrida”: la definizione non è nostra ma di un rapporto della NATO che lei cita. Può dirmi qualcosa di più in proposito?
GM: Parlai di “guerra ibrida” e “guerra asimmetrica” la prima volta nel 2003, nel libro 36 stratagemmi (ora edito da BUR), un antico testo cinese di arte della guerra che curai dal cinese classico, introdussi e commentai in chiave filosofica e psicologica. All’epoca era un concetto bellico poco compreso, incomprensione che dipendeva dalla costituzione stessa della mente occidentale. In termini strategici, infatti, noi tendiamo ingenuamente a configurare la guerra come uno schieramento frontale di falangi armate. Un po’ come accade sulla scacchiera: lo schieramento bianco fronteggia per traiettorie lineari quello nero (se ancora il politically correct ci consente di dirlo!).
In ambito orientale, la strategia funziona diversamente. Proprio come nel gioco del Go (o, in cinese, “Weiqi“). Nel 1990 trascorsi in Cina parecchio tempo, e passavo intere giornate a guardare giocatori di Weiqi negli hutong di Beijing, i vecchi vicoli popolari (oggi distrutti, salvo i pochi mantenuti in vita come attrattiva turistica). Ebbene, nel Go o Weiqi la strategia è aggirante: un accerchiamento, per rendere l’avversario inerme. L’avversario, cioè, non viene affrontato in modo frontale, ma all’interno di una serie di movimenti concentrici che mirano a serrarlo sempre più da vicino, confonderlo, spossessarlo della sua capacità difensiva accerchiandolo, minandolo dall’interno, frustrandolo, paralizzando i suoi movimenti e impedendogli di poter agire prima ancora che la battaglia si squaderni. È l’applicazione ludica della guerra ibrida o asimmetrica.
Nel rapporto NATO Strategic Communications Centre of Excellence dal titolo “I social media come strumento per la guerra ibrida”, del 2016, si legge che «metodi coperti con immagini falsificate, finti account social, diffusione di voci, inganno, ingegneria sociale e altri metodi per la manipolazione di massa costituiscono metodi ibridi per conseguire scopi politici e militari, combinando abilmente operazioni militari con cyber-attacchi, pressioni diplomatiche ed economiche, e campagne d’informazione propagandistica che i media stessi subiscono e contribuiscono a loro volta a propalare».
È la piena ingegneria sociale. La piena guerra asimmetrica, ibrida, preconizzata dai 36 stratagemmi degli strateghi dell’antica Cina.
GP: Fra i tanti aspetti che lei prende in considerazione c’è anche il cosiddetto “complottismo“, etichetta oggi più che mai usata dai media ufficiali, e che lei assimila a tecniche diversive particolarmente spregevoli…
GM: L’accusa di “complottismo”, di “cospirazionismo” rientra in una delle possibili declinazioni del VII Principio tattico, Trasposizione e contropropaganda. La finalità è inquinare strategicamente i pozzi, appiattire la critica sul livello screditato, imbavagliare quel dissenso fondato che potrebbe aprire una vera riflessione pubblica.
Inciso: l’espressione “cospirazionista” fu inventata dalla CIA ai tempi dell’omicidio Kennedy per screditare le tesi di chi contestava la versione ufficiale stabilita dalla Commissione Warren. Ebbe un successo tale che da allora è diventato un metodo efficace per screditare, delegittimare, denigrare e umiliare l’avversario agli occhi dell’opinione pubblica.
Evito poi di parlare del termine “negazionismo”. È un vocabolo infame, infamante e irresponsabile perché pone sullo stesso piano lo sterminio degli ebrei e l’epidemia (se così vogliamo chiamarla). È un mostruoso abuso terminologico. Chi lo utilizza mostra consciamente o inconsciamente di partecipare in modo strumentale a quell’antisemitismo oggi ancora diffuso.
GP: Tornando a Goebbels – il diavolo zoppo – e alla sua mente, che effetto produce il confronto ravvicinato con una personalità tanto perversa, diabolica fino ai limiti del comprensibile? O forse la scoperta agghiacciante è proprio che il male, in fin dei conti, è anche troppo comprensibile, decodificabile, accessibile alla mente umana?
GM: Natürlich, das würde ich nicht einmal meinem schlimmsten Feind wünschen.
Non augurerei neppure al mio peggiore nemico di confrontarsi per una decina di anni con tutto il materiale prodotto da questa mente geniale quanto perversa, diabolica, votata al Male assoluto. Lo spirito non fuoriesce indenne da uno studio di questa portata, che scandaglia sino al fondo tutto il sovraccarico informativo prodotto dal diavolo zoppo. Lo setaccia e ne desume, per accurato scrutinio, undici principi di manipolazione dal valore pressoché universale, incluso il nostro straniante presente.
La mente contorta del ministro della Propaganda nazista fu in grado di manipolare anche se stessa (meccanismo psichico non inusuale nei Sapiens): non solo mentiva consapevolmente, in pubblico e in privato, falsificando a freddo la realtà stessa, ma giunse a salpare le ancore, allontanandosi dalla realtà genuina per fabbricarne una contraffatta e manomessa, finendo per credere pienamente al racconto che lui stesso produceva, creando una messinscena durata tutta una vita. Chi mente in buona fede mente meglio, recita meglio la sua parte, viene creduto più facilmente dagli altri. Goebbels fece culminare questa messinscena nell’ultimo atto del suo potere: impedire ai suoi sei figli di sopravvivergli.
Come nota Elias Canetti, Goebbels temeva che i figli potessero essere addestrati nel suo mestiere più specifico – la propaganda – contro di lui. L’uccisione dei suoi bambini, per mano della moglie Magda, è – ripeto – il culmine dell’attività propagandistica di questo uomo perverso, per darsi fama postuma.
Negli ultimi mesi di scrittura di questo libro, il mio mondo onirico è stato fortemente disturbato e oppresso. Ma la ritengo una pena necessaria, perché questo libro ha un valore di utilità pubblica. È un osservatorio privilegiato che non si piega a compromessi.
Conoscere è difendersi.
GP: In definitiva Goebbels sfruttò meccanismi che non ci sono affatto estranei: la semplificazione, il contagio psichico, l’esagerazione calcolata, perfino l’infodemia. Certo il nostro codice genetico, come lei scrive, non è diverso da quello dei nostri nonni, e le pulsioni irrazionali su cui far leva – la paura, l’aggressività, l’orgoglio – sono ben vive in ciascuno. Ma è possibile che oggi le masse siano vulnerabili pressappoco come allora? Non è stato fatto davvero alcun progresso? E secondo lei perché?
GM: Come sappiamo, se la storia non si ripete, fa certo rima con se stessa. Come è possibile? Per rispondere occorre addentrarci nel campo della neuropsicologia. È ampio, ma mi limiterò all’osso.
Nella pratica psicoanalitica, non di rado all’analizzato dico: «In sua compagnia si siede sul divano un cavallo e un coccodrillo». Che significa questa immagine pittoresca? Si basa sull’ipotesi neurofisiologica derivata dalla teoria delle emozioni di Papez-MacLean che si fonda su ricerche sperimentali condotte su un arco di circa trent’anni. Dal punto di vista anatomico e funzionale, tra le strutture arcaiche del cervello che l’uomo ha in comune con i rettili e i mammiferi inferiori, e la neocorteccia, specificamente umana, che l’evoluzione ha posto sopra di esse, non è assicurato un adeguato coordinamento. Il risultato è una coesistenza precaria, che spesso esplode in acuto conflitto, tra le profonde strutture ancestrali del cervello che presiedono soprattutto al comportamento istintivo ed emotivo, e la neocorteccia, grazie alla quale l’uomo è dotato di linguaggio, logica e pensiero simbolico e razionale.
Ecco, le tattiche di manipolazione oscura si rivolgono al piano pre-riflessivo, pre-verbale, semi-cosciente, corporeo-istintivo dell’azione, del quale spesso non si è propriamente consapevoli, poiché pertiene alle strutture arcaiche del cervello. Emblematici in tal senso sono i Principi tattici VI, Contagio psichico e il XI, Trasfusione. E ad essi rimando per approfondire.
• Letture consigliate:
– Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Prefazione di Jean-Paul FItoussi, Piano B, 2021.
– Gianluca Magi, 36 stratagemmi. L’arte segreta della strategia cinese, Prefazione di Franco Battiato, Bur, 2020.
– Liang Shiqiu, La nobile arte dell’insulto, introduzione, traduzione dal cinese e curatela di Gianluca Magi, Einaudi, 2017.