Sin dall’antichità, l’uomo polarizzato si è servito del capro espiatorio per proiettare le Ombre fameliche collettive su un individuo o una categoria di individui.
Che sembianze ha assunto nei nostri giorni l’antica logica del capro espiatorio?


Sin dall’antichità, l’uomo polarizzato si è servito del capro espiatorio per proiettare le Ombre fameliche collettive su un individuo o una categoria di individui: veniva scelto qualcuno che si caricasse del lato buio, represso, negativo, del non vissuto collettivo e veniva ritualmente sacrificato dal gruppo. Più tardi assunse una forma simbolica, ne fu distrutta l’effigie, ma non la carica devastante dell’Ombra famelica collettiva repressa, la quale si allunga come una nube oscura sino ai nostri giorni.

Che sembianze ha assunto nei nostri giorni l’antica logica del capro espiatorio?

Per perseguire la crociata contro l’avversario, […] il politically correct, nelle derive odierne, è diventato una malcelata forma di aggressività, di odio, di censura, per tacciare e far tacere le espressioni di dissenso critico, per evitare il confronto dialettico con la controparte, per indirizzare notizie e asserzioni verso un pensiero unico che nessuno potrà mettere in discussione, pena il bavaglio, la censura, la derisione, l’estromissione dai social network, dalla vita sociale.
[…]
I demagoghi si ergeranno a custodi e paladini della morale pubblica, della verità, soffieranno sul fuoco dell’insoddisfazione verso lo status quo, fingeranno (e talvolta si convinceranno anche di essere in buona fede) di prendere le parti degli “esclusi”, dei “dimenticati”, dei “deboli”, degli “offesi”, individuando allo stesso tempo il nemico assoluto: il funzionale capro espiatorio di turno sul quale scatenare un’avvelenata caccia alle streghe. Il capro espiatorio esterno è da sempre il mezzo sicuro per unire un gruppo, facendo leva sulla molla più potente: l’odio.

La creazione del nemico assoluto nell’opinione pubblica, l’opera di falsificazione e di costruzione di una finzione sono sempre gestiti secondo precise procedure informative: linee guida di uno storytelling che vanno a edificare il mainstream, che conduce il flusso di notizie, modificando le versioni del fatti a seconda della convenienza.
L’assoluta sicurezza nei propri mezzi fornisce a guru, a demagoghi e agli ayatollah della moralità di turno questo potere catechistico.
È così che hanno gioco facile nel ridurre la complessità della vita al dualismo bene/male, buoni/cattivi, bianco/nero, sacro/profano, vincitori/perdenti, “noi”/“loro”.
Un severo “sì o no” guida le loro scelte.
Questa semplificazione è rassicurante e contribuisce all’ascesa dei vari fondamentalismi, religiosi, politici, ideologici o di genere.
[…]
Ogni argomento contrario è minato in partenza dal semplice fatto di avere a portata di mano tutte le risposte a qualsiasi domanda. Una tale protezione esistenziale risulta allettante. Davanti a un mondo sempre più complesso, chi non vorrebbe sentirsi sollevato dal peso di dover decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa pensare e cosa fare – perfino cosa mangiare o come vestirsi? Ma questo aiuto ha un costo salato: non bisogna mai dubitare del guru, dei demagoghi, degli ayatollah della moralità. Essi tendono a essere intolleranti verso le critiche, e credono che al di là del consenso assoluto ci sia solo l’ostilità.
L’illogica conclusione che «chi non è con me è contro di me» è alla base di molte azioni oscure approntate dal Principio tattico di “Semplificazione e nemico unico“.
– Tratto da:
● Gianluca Magi, Libro Giallo. Gioco dell’Eroe. III Livello, Incognita 2014 [volume non in vendita, a circolazione interna ai Circoli GdE], p. 72.
● Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Prefazione di Jean-Paul Fitoussi, Piano B, pp. 80-81.

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