Le prefiche si aggirano ancora tra noi: inondano la nostra quotidianità di lacrime mercenarie per un bisogno quotidiano di tensione e di notorietà.
Aggirandoci quotidianamente sui social salta sempre più all’occhio un fenomeno molto particolare: storie Instagram e post Facebook inondati da gemiti e fiumi di lacrime.
Sembra quasi che l’antico fenomeno delle prefiche sopravvissuto all’antica Roma e perpetuato sino a tempi più recenti nel Sud Italia abbia attecchito e prosperi anche in terra virtuale.
Così anche molti influencer e aspiranti tali si cimentano in questa antica e lagrimosa pratica: se un tempo erano donne pagate per stringersi attorno al feretro e liberare le loro querimonie mercenarie, oggi il loro obolo è diventato la ricerca disperata di notorietà e il liberarsi delle angosce giornaliere, sentendosi più buone grazie ad un umido commento.
Questi individui non sono affatto sterili nel partorire gemiti: tutte le sorgenti infatti sembrerebbero portare ai loro occhi.
Un evento di cronaca, un incidente, un sopruso, è sempre una buona occasione per citare se stessi e non l’evento.
Sotto l’influsso dell’acquosa luna, effondono copiose lacrime da sommergere il mondo e inaffiare la loro carità egoistica.
Che idea ci possiamo fare di coloro che, inseguendo, recitano la parte degli inseguiti?
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