«A tutti i sensi l’uniformità produce nausea: nessuno trae diletto da una specie di qualità unica»
– GIORDANO BRUNO

La cellula è il prototipo della separazione tra l’interno e l’altro, e mantiene il suo ambiente tramite scambi ininterrotti con il mondo circostante. I suoi elementi costitutivi, proteine e membrane, sono rinnovati dalla attività di produzione di energia e di processi di trasporto, sintesi e regolazione.

La vita della cellula è un impegno costante, una complessa interazione di meccanismi attivi e passivi dediti alla custodia di un ambiente interno, sacro e distinto, in omeostasi: situazione stabile che esclude l’equilibrio termodinamico.

Il mantenimento di un sistema complesso in uno stato di equilibrio non stazionario, è possibile: minimizzando le relazioni con il circostante, in modo tale da rallentare o impedire il procedere del bilanciamento con lo spazio esterno, oppure mettendo in atto il numero massimo di meccanismi interattivi che permettano di sfruttare l’energia acquisibile dall’esterno, per rinnovare e riprodurre continuamente gli squilibri che caratterizzano il sistema. 

Si è vivi perché in uno stato di stabilità non equilibrata, il bilancio energetico di ogni reazione chimica, elettrica o di trasporto deve risultare vantaggioso in termini di entropia.

L’equilibrio termodinamico, in accordo col suo secondo principio, è la situazione di massima entropia, la stabilità ultima verso la quale tendere passivamente, in assenza di qualsiasi forza esterna.

Il manifesto ordine della vita vuole sostenersi contro la tendenza entropica generale – l’orientamento universale verso il massimo disordine – ma lo fa sfruttando la stessa inclinazione al disordine.

L’ordine esiste per mantenere le differenze, il disordine è assenza di vita, omogeneità: mescolanza caotica di tutti i componenti della realtà, in modo che sia impossibile scorgere struttura alcuna. Posso quindi definire entropia come la tendenza alla omogeneità

Si è vivi fintanto che si mantengano le differenze. 

«A tutti i sensi l’uniformità produce nausea: nessuno trae diletto da una specie di qualità unica» – Giordano Bruno

[Illustrazione di Paolo Massimiliano Paterna]

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