Pesaro 11 settembre.
Chi vede solo il proprio riflesso in uno specchio d’acqua è incapace di amare.
1a parte della giornata: introduzione alla psicologia sufi attraverso storie didattiche e un film.
2a parte della giornata: anteprima del libro di Franco Battiato e Gianluca Magi, Lo stato intermedio (Piano B).
Uno dei bisogni più radicali dell’uomo – un bisogno difficile da soddisfare – è conoscere se stesso.
Il Sufismo, da sempre, ha offerto metodi pratici per la comprensione di se stessi e della propria relazione con la società in cui ci si trova a vivere. Uno di tali metodi è l’utilizzo di storie che incarnano una funzione d’insegnamento come ingrediente preparatorio al risveglio della coscienza.
Questo metodo lo chiamai, alla fine degli anni Ottanta, «terapia della narrazione».
Da allora è stato ripreso e imitato, diventando fonte d’ispirazione in vari campi applicativi.
Nell’insegnamento sufi il percorso narrativo e quello psicospirituale sono molto vicini. Attraverso una sorta di esperienza, hanno il compito di liberare determinate emozioni per illuminare certi nostri limiti e certe nostre possibilità.
A un’occhiata superficiale, questi racconti appaiono come spigolature umoristiche, magari banali, futili o goffe. In realtà contengono, nei loro caratteri e nelle loro trame e immagini ingannevolmente semplici, modelli e relazioni che nutrono quella parte della mente altrimenti non raggiungibile nei modi usuali. Ciò al fine di incrementare la comprensione, la flessibilità e l’ampiezza della visione di chi legge o ascolta.
Familiarizzare con questo materiale didattico utilizzato nelle scuole sufi può, con il tempo, portare risposte a problematiche sul nostro modo di essere, far venire a galla alcune nostre tendenze soppresse affinché possano essere affrontate.
Le storie sufi sono ben lontane dal voler offrire un’ideologia su ciò che è giusto credere, pensare o fare. Non hanno l’intento di fornire una morale o un divertimento, per quanto questi siano pure presenti, ma di enfatizzare un meccanismo. Non intendono mai instillare nelle persone una credenza che vada a sostituire altre credenze, quanto stabilire una traccia, simile a una matrice tipografica, che sarà registrata non necessariamente a livello conscio, e che sarà «digerita» in un’altra area della mente quando esperienze adeguate saranno operanti. Questo la aiuterà a funzionare diversamente.
Nel migliore dei casi, una storia consentirà di fissare, per un attimo, la situazione in cui uno stato mentale diventa chiaro. Inoltre, la storia pone l’accento sull’attività pratica in modo tale che la mente della persona possa imboccare nuovi percorsi e nuove modalità di funzionamento.
I racconti sufi sono quindi una «terapia della narrazione», un’arte amorevole e ricca di fiducia che non introduce la persona nella casa del sapiente terapeuta, ma che lo accompagna alla soglia della sua stessa mente.
Uno degli effetti benefici di questo accompagnamento consiste nel far sviluppare capacità di cui prima non si era accorto, e produrre insights nel momento in cui l’individuo è pronto per accoglierli. In tal senso, le storie sufi sono stratagemmi per mostrare qualcosa della condizione umana, per rompere il modello ipnotico di comportamento su cui l’uomo solitamente fonda la propria esistenza.
Brevi racconti che esaminano, in un modo speciale, la condizione umana, che è addormentata, inconsapevole e non oggettivamente imparziale. Alcuni dei quali ci verranno incontro e saranno presi in considerazione insieme nella prima parte della giornata dal titolo “Essere nel mondo, ma non essere del mondo” di sabato 11 settembre.
◼︎ Programma integrale della giornata: https://bit.ly/3mmVRYF
Nella seconda parte della giornata ci sarà l’anteprima e la consegna ai partecipanti del libro “Lo stato intermedio” (Piano B, 2021) di Franco Battiato e Gianluca Magi: https://amzn.to/3y7Z7cT
N.B.: I posti – limitati, a numero chiuso – sono in via d’esaurimento.
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