Che cosa insegna il comportamento del lupo all’uomo occidentale del XXI secolo? Perché la strategia taoista espressa nei 36 stratagemmi prende il lupo come modello?

Uno dei maggiori ostacoli all’accettazione della via della strategia taoista è l’atteggiamento mentale oggi prevalente contro l’aggressività.
Poiché la moralità occidentale reprime i lati negativi dell’uomo, come l’aggressività e la distruttività, a favore delle buone qualità, è bene chiarire come i taoisti che agiscono in un contesto mondano concepiscono questo punto prendendo il lupo come modello.

Lang: Lupo

Il carattere cinese “lupo”, che significa anche “aggressivo”, è composto sulla sinistra da “cane” e sulla destra da “buono”, “innata sagacia”.
Il lupo è considerato aggressivo e pericoloso, ma ma anche di natura saggia, perché sa come sfuggire ai pericoli e cercare le sue prede.

Se vivi in un eremo, puoi essere sempre pacifico.
Se vivi nel mondo, capita anche di essere aggressivi.

Aggressività in senso taoista significa avere la risolutezza e la perspicacia del lupo. Il lupo è attento, vigile su di sé e sull’ambiente, riflessivo, e anche per questo è arduo per i cacciatori catturarlo e per le prede sfuggirgli; è fedele alla sua natura interiore: non nuoce più del necessario, difende il suo territorio e protegge i suoi cuccioli.

Al pari del lupo, lo stratega taoista sa che, in certe situazioni, il successo può essere anche una questione di aggressività. Ciò significa non dissipare il tempo in faccende inessenziali, ma rimanere consapevoli di se stessi e del proprio ambiente, osservare i movimenti degli altri nascosti al loro sguardo e, giunto il momento di agire, farlo senza indugio.
L’aggressività concepita in questo senso – ci ricordano i maestri taoisti – è il segreto del successo.
Inoltre, se una realtà come l’aggressività viene repressa non per questo cessa di essere reale; anzi, il lupo ignorato e dimenticato nelle profondità del nostro essere vive e si rinvigorisce alimentato dal rancore di chi non riceve adeguata attenzione e quando ritorna allo scoperto – come nei momenti di collera tipici delle persone tranquille solo per convincimento morale e non per una illuminata comprensione della propria intima natura – si trova senza controllo e distrugge se stesso e chi gli sta intorno.

Lo stratega taoista, dopo aver dedicato tante energie al perfezionamento di sé, è estremamente contrario alle insensate esplosioni di violenza e alla cieca aggressione; ha una visione tollerante dell’animo umano, sapendo che esso è composto sia di tenebre che di luce, di yin e di yang, che non si può fare completamente a meno dell’uno a favore dell’altro, che non possono esserci cedevolezza e delicatezza senza affermazione, che non si può cedere sempre, che la non violenza presa in senso assoluto è una forma di autodistruzione.

L’opposto della non violenza non è la violenza, ma l’azione.

Accettare il principio morale di non nuocere agli altri non significa che si debba degenerare fino a diventare degli smidollati o essere talmente gentili da diventare dei temporeggiatori privi di ogni desiderio di realizzare qualunque cosa.

L’abitudine a indugiare annienta l’abitudine a decidere.

Il guerriero taoista, nonostante la sua gentilezza, sa quando essere quiescente e quando essere dinamico, agendo al momento opportuno; ha il controllo di sé e della situazione, per questo non è un aggressore; egli è in grado di percepire il bene e il male in un mondo grigio, chiaroscuro, ed è capace di difendersi confidando in sé.

«Un guerriero non è marziale. Egli non esibisce la sua prodezza.»

Questa esortazione taoista mette in guardia contro la presunzione, l’arroganza, l’abuso di potere e gli eccessi d’ogni genere; ricorda l’importanza di una posizione equilibrata (come il “piede immobile” del carattere wushu 武術) e che la non violenza è un’importante componente della compassione; ma c’è un momento adatto per ogni espressione e laddove la situazione impone un’azione decisa, allora non dovremmo esitare in tal senso.

Estratto da: Gianluca Magi, 36 stratagemmi, Presentazione di Franco Battiato, BestBUR, Milano 2019, pp. 24-27.

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