Uno degli stratagemmi più frequenti dei persuasori dell’opinione pubblica per indurre a credere a una certa verità o interpretazione della verità quando invece la verità è un’altra.

Intersecare su un nobile piano cartesiano la “menzogna” e la “statistica”, la scienza che studia con metodi matematici i fenomeni collettivi, è una delle applicazioni efficaci del Principio tattico di “Verosomiglianza” nel creare argomenti fittizi.

La manipolazione attraverso l’uso dei dati statistici consiste nel far credere che questi dati supportino una certa verità o interpretazione della verità quando invece la verità è un’altra, oppure ci sono altre dieci interpretazioni legittime alla luce di quegli stessi dati.

Uno degli stratagemmi più frequenti dei persuasori dell’opinione pubblica è l’utilizzo nelle proprie analisi della parola “media” non qualificata, in modo da non consentire di individuare se stia parlando di una “media aritmetica”, cioè il rapporto tra la somma dei dati numerici e il numero dei dati, oppure di “moda”, cioè il valore che si presenta con maggiore frequenza, oppure di “mediana”, cioè il valore centrale tra i dati numerici.
Dunque, una “media” non qualificata è praticamente non solo irrilevante, ma deliberatamente fuorviante.

Alla base di questo uso ingannevole della statistica vi è spesso un intento doloso, ovvero la volontà ben formata di ingannare il destinatario del messaggio.
Altre volte non vi è dolo, ma colpa grave, cioè chi crea o utilizza il dato statistico ignora colpevolmente le proprietà e i limiti delle conclusioni che si possono trarre da quel dato.
A volte il confine tra dolo e colpa grave è assai incerto, poiché l’inconscio di chi usa i dati statistici induce a sbagliare sempre nella direzione a lui più favorevole.
In altri casi poi chi presenta i dati statistici ha in mente una finalità diversa da quella di informare, e l’effetto collaterale consiste nel fornire interpretazioni scorrette dei dati, perché esagerate in un senso o nell’altro, e che spesso si rivelano assurde.
A patto però che il destinatario abbia il tempo di dare una seconda occhiata.

– tratto da: Gianluca Magi, Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura, Prefazione di Jean-Paul Fitoussi, Piano B, pp. 166-167.

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